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Il Maestro dell'Ovidio di Rimini

Un piccolo libro dai tagli dorati e dalle incantevoli iniziali si conserva in Biblioteca Gambalunga fin dal giorno della sua fondazione. È uno dei rari manoscritti proveniente dal patrimonio librario di Alessandro Gambalunga (Rimini, 1564 – 1619), fondatore dell'istituzione riminese. La sua presenza svela una storia che oltrepassa i confini della città e che lo pone al centro di una interessante, e affascinante, vicenda artistica. Scritto in corsivo su pergamena, rilegato nell’atelier di casa Gambalunga, il codice contiene le Metamorfosi di Ovidio, vero e proprio dizionario dei miti e fonte narrativa inestimabile per l’arte visiva di tutti i tempi.

A eseguirlo un artista considerato il pioniere dell’illustrazione dei libri a stampa. È il Maestro dell’Ovidio di Rimini, così lo nomina nel 1993 la studiosa americana Lilian Armstrong, la prima a rompere gli indugi sulla paternità del codice riminese e a ricostruire l’identità del Maestro, partendo proprio dal nostro manoscritto. Di origine veneta, attivo alla fine del Quattrocento, il Maestro realizza libri di lusso per le famiglie nobili veneziane. A lui la studiosa attribuisce la realizzazione di 21 volumi tra manoscritti e libri a stampa e l’esecuzione di disegni per le xilografie di sette libri a stampa.

Le Metamorfosi riminesi si inseriscono nel vivace clima editoriale della laguna e riportano nella prima carta lo stemma della famiglia veneziana Badoer: un leone d’oro rampante su

campo a bande trasversali rosse e bianche. Sulla stessa prima carta compare anche Ovidio inserito in un medaglione azzurro, lumeggiato in bianco, a sua volta compreso in una cornice blu. Indossa una veste classica, color carminio-violaceo. È raffigurato parzialmente calvo con una lunga chioma bianca che scende sulle spalle. Tiene in mano un libro e sembra rivolgere lo sguardo verso il lettore. Il piccolo ritratto è inserito dentro l’architettura della pagina, la cui rigorosa impostazione è alleggerita dalla vivacità cromatica, anche se la classicità rinascimentale è chiaramente espressa dagli elementi collocati attorno alla pagina: il festone marrone arricchito con nastri rossi, il braciere su cui si arrampicano due putti, infine le due sirene che reggono lo stemma dei Badoer.

Ma l’incanto del libro risiede tutto nelle sedici iniziali eseguite a tempera e oro a pennello, ricche dei simboli dell’amore, tra frecce e putti alati. Le aste delle lettere sono elementi di metallo e di cristallo stretti sulle punte da frecce dorate. A margine esibiscono un motivo decorativo vegetale a foglie d’acanto e fiori carnosi, lumeggiati anche questi in oro. Un elegante draghetto alato accompagna la lettera “a”, un giovane Ercole si mostra accanto alla lettera “p”, un putto dalle ali rosa si presenta sopra una lepre insieme alla lettera “i”, un putto dalle ali dorate sembra appoggiarsi invece sulla lettera “c”, dipinta su un fondo blu luminoso con motivi in oro.

Dall'alto iniziali delle carte 47v, 186r, 143r, Sc-Ms. 108, Biblioteca Civica Gambalunga, Rimini

I capilettera diventano un tratto distintivo del nostro Maestro, tanto che li ritroviamo anche nelle restanti venti opere a lui attribuite, tra manoscritti e incunaboli. Così come caratteristica della sua arte è il modello del frontespizio architettonico costituito da elementi classici e da creature mitologiche, a volte quasi bizzarre per l’esagerazione dei caratteri fisici e delle espressioni dei volti.

Il frontespizio illustrato con la rappresentazione dello stemma dei Cornaro, di Romolo e Remo e il ritratto del poeta coronato di alloro appartiene al “Libro degli uomini famosi” del Petrarca, edito nel 1476 da Felice Feliciano e considerato uno dei prodotti più impegnativi del nostro Maestro. Successivamente, nel 1481, realizza i frontespizi per i Trionfi e il Canzoniere del Petrarca. Nel 1477 intanto ha illustrato il frontespizio per la Divina Commedia di Dante. Di rilevante interesse è anche il Breviarium Romanum, stampato da Jenson nel 1478 e appartenuto al vescovo di Belluno Pietro Barozzi. Dopo avere illustrato codici e libri a stampa, il Maestro dell’Ovidio di Rimini inizia a produrre disegni per le xilografie utilizzate nei libri a stampa. Si tratta perlopiù di frontespizi che ripropongono le caratteristiche della produzione precedente. Tra questi ricordiamo le Favole di Esopo del 1487 che, con le due sirene e l’uomo barbuto del frontespizio, chiudono idealmente il viaggio iniziato insieme alle Metamorfosi di Ovidio. La nostra città lega così il suo nome all’immaginifico cantore dell’amore e si inserisce con il Maestro dell’Ovidio di Rimini in un momento della storia del libro di indubbio fascino.

Bibliografia

2009

Giordana Mariani Canova in “La miniatura in Italia” 2, a cura di Antonella Putaturo Donati Murano, Alessandra Perriccioli Saggese, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana; Napoli; Roma, Edizioni scientifiche italiane, 2009, pp. 356-357

2004

Simonetta Nicolini, Maestro dell’Ovidio di Rimini in “Dizionario biografico dei miniatori italiani” a cura di Milvia Bollati, prefazione di Miklòs Boskovits, Milano, Sylvestre Bonnard, 2004

1993

Lilian Armstrong, “The Master of the Rimini Ovid. A Miniaturist and Woodcut Designer in Renaissance Venice” in Print Quarterly, Volume X, Number 4, December 1993

1988

Giordana Mariani Canova, Piero Meldini, Simonetta Nicolini, I codici miniati della Gambalunghiana di Rimini, Cassa di Risparmio di Rimini, Federico Motta, 1988

Immagini

©Biblioteca Civica Gambalunga

Le immagini pubblicate sono di proprietà della Biblioteca Civica Gambalunga che ne detiene in esclusiva tutti i diritti.


L'articolo è stato pubblicato per la prima volta sulla rivista Aracne nel mese di ottobre 2019.


Silvia Paccassoni per Dorature. Storie di illustrazione 2020

© riproduzione riservata


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